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Verso il book on prescription. Il libro che cura

02/07/2021

articolo di Neve Mazzoleni,

Communication manager, filosofa e storica dell’arte

per AgCult Welfare Culturale

 

Verso il Book on Prescription? Il libro che cura

Una conversazione con Alessandra Manzoni, biblioterapista, fondatrice di Ideale a Milano, che ha tratteggiato le coordinate di una disciplina trasversale, ancora in sviluppo, che contribuisce alla cura delle persone attraverso la lettura

"Vorrei che tutti leggessero,
non per diventare letterati o poeti,
ma perché nessuno sia più schiavo"

G. Rodari

Secondo la ricerca “La lettura e i consumi culturali nell’anno dell’emergenza”, a cura del Centro per il libro e la lettura (Cepell) del MIBACT e dell’Associazione Italiana Editori (AIE), con la collaborazione di Pepe Research, nell’anno del Covid-19 sono aumentati i lettori in Italia. A ottobre 2020 la percentuale di cittadini (15-74 anni) che ha dichiarato di aver letto un libro negli ultimi dodici mesi ha registrato il 61%, contro il 58% del 2019 e il 55% del 2018. Solo nella precedente rilevazione di luglio 2020 prevaleva disaffezione e disattenzione verso la lettura a causa dei cambiamenti improvvisi nelle abitudini familiari e allo stato di preoccupazione generale. Sicuramente il contesto pandemico ha favorito questa abitudine, ma ci piace concludere che la lettura rimane una pratica umana che dà sostegno nei momenti di crisi, accessibile a tutti e capace di trasferire positività, stimolare la fantasia, attivare energie per reagire.

Per avvalorare questa prospettiva, abbiamo conversato con Alessandra Manzoni biblioterapista e fondatrice di Ideale, a Milano, che ha fatto dei libri uno strumento di lavoro quotidiano, usandoli per la ricerca del benessere delle persone.   I libri e la lettura sono strumenti effettivi per la cura delle persone, attraverso una metodologia multi-disciplinare nata nell’alveo della psicologia clinica negli Stati Uniti, ma che ha manifestato un’ampia versatilità di applicazione.

 

CHE COS’È LA BIBLIOTERAPIA?
Multidisciplinare e trasversale, la Biblioterapia si presta a diverse definizioni. Io preferisco la seguente”, che contraddistingue il mio approccio: “Uso creativo e ragionato della lettura e del materiale letterario, a partire da un progetto e attraverso la guida di un facilitatore, con l’obiettivo di promuovere benessere, sviluppo, confronto e autoconoscenza”. La parola biblion, libro, è quindi accostata al termine greco therapeia, cura, nell’accezione di custodia della persona, non nel senso univoco di cura medica.

QUANDO NASCE LA BIBLIOTERAPIA?
Negli Stati Uniti all’inizio del ‘900 ad opera dello psichiatra William Menninger, che per primo prescrisse ai suoi pazienti letture utili al trattamento di diverse tipologie di disturbi psichici. La biblioterapia nasce dunque in ambito clinico e si sviluppa soprattutto nel mondo anglosassone come forma di psicoterapia praticata da professionisti del settore (psichiatri, psicoterapeuti, psicologi). Per alcuni di essi è prevalentemente una tecnica, per altri si tratta di un metodo psicoterapeutico completo volto al raggiungimento di obiettivi psicologici mirati, attraverso la somministrazione di testi appositamente selezionati all’interno del setting individuale o di gruppo.

QUALI ALTRE CORRENTI PRESENTA?
Accanto alla Biblioterapia Clinica si è sviluppata quella Umanistica o Educativa, che vede coinvolte nel processo biblioterapico figure diverse da psicologi e psichiatri, quali counselor, educatori, bibliotecari, assistenti sociali, che utilizzano la metodologia come fonte di auto-aiuto con obiettivi specifici volti a stimolare e a promuovere la crescita personale. Non si tratta di cura in senso medico, ma il materiale letterario viene sfruttato all’interno del confronto tra pari.

QUALI SONO I RIFERIMENTI DI STUDIO?
La metodologia biblioterapica si avvale della stratificazione di un vasto numero di articoli e testi, molti dei quali in inglese (ad esempio Bibliotherapy Sourcebook di Neal-Schuman; Bibliotherapy, The interactive process di Arleen Hynes), spesso di difficile reperimento dei quali è impossibile fare un compendio. In italiano è tradotto pochissimo. Molti dei praticanti spesso attingono dalle medesime fonti e condividono l’approccio teorico di base, altri li arricchiscono con loro esperienze sul campo e ne originano nuovi approcci. Questo dimostra che la ricerca intorno alla biblioterapia è ricca e complessa, ancora in progresso soprattutto verso il tentativo di creare un ponte tra scienza e arte.

IN COSA CONSISTE IL SUO APPROCCIO?
Considerando la Biblioterapia una metodologia in continuo divenire che deve evolversi insieme alle competenze di coloro che la utilizzano, io stessa ho ricavato uno spazio personale nell’ambito della Biblioterapia Umanistica declinandola in Bibliosophia, sapienza dei libri,  adattandola sia alla mia personale formazione filosofico-umanistica applicata alla consulenza educativa, sia alle mie urgenze: l’interesse per l’uomo e la sua educazione e il fascino per la parola che ne è massima espressione.

Il mio approccio si ispira alla maieutica socratica della filosofia antica così come al pensiero delle mie due filosofe di riferimento: Hannah Arendt le cui riflessioni sull’importanza della partecipazione dell’individuo alla creazione di un mondo pubblico guidano il mio pensiero intorno al valore sociale della lettura; Maria Zambrano dalla quale attingo sia l’idea che l’uomo abbia la necessità di “vivere pensando” intesa come vocazione e fonte di rinascita, sia l’idea che un libro “finché non viene letto è soltanto un essere in potenza” per tanto debba avere una forza comunicativa dirompente per muovere qualcosa all’interno della persona. A ulteriore fondamento di questo mio approccio vi è lo sguardo alla psicologia dell’interazione educativa che si ispira alla Logoterapia di Viktor Frankl, alla psicologia umanistica di Rogers e alla analisi immaginativa.

QUALE IL SENSO DELLA LETTURA IN QUESTA PROSPETTIVA?
La lettura è una pratica essenziale per l’inclusione sociale: da un lato consente l’accesso alla cultura, alla conoscenza e all’informazione; dall’altro svolge un ruolo abilitante nei confronti di tutte le forme di partecipazione culturali.

Il potere enorme della lettura e della letteratura è noto e intuibile: attiva il pensiero critico, genera cultura e consapevolezza, ci mette nella condizione di “vestire i panni” di qualcun altro e in qualche modo espande le esperienze del proprio vissuto quotidiano, sollecita l’attività di simbolizzazione e di immaginazione.

La potenza della lettura si aggancia alla base poetica della mente spiegata da Hillman che si muove tra “l’arte della cura” e “l’arte di narrare”. La bibliopsicologia di Rubakin, che si occupa della psicologia del lettore, unita alla teoria della ricettività della Scuola di Costanza sul piacere estetico del testo, sul protagonismo del lettore e il suo punto di vista errante, non sono che alcune delle innumerevoli teorie che sostengono lo studio degli effetti della lettura sia nella ricerca medica che nel campo dell’estetica. Esse sono guida nella comprensione dei meccanismi della risposta umana alla lettura insieme alla tesi di Carolin Shrodes che negli anni ’50 ha indagando sui processi dinamici dell’esperienza estetica. Essi tengono conto non solo delle dinamiche di personalità, ma anche delle interazioni e reazioni tra la personalità del lettore e la narrativa.

COME REAGISCE IL LETTORE?
Il processo attraverso il quale il lettore fa esperienza della letteratura sembra corrispondere alle principali fasi della psicoterapia: fase dell’identificazione che corrisponde al momento dell’affettività nei confronti dei  personaggi, accordo o disaccordo con gli stessi, la focalizzazione sulle similitudini; fase della proiezione, che si esprime come interpretazioni e inferenze sulle motivazioni dei personaggi e dell’autore,  deduzione circa i valori sostenuti nella narrazione; fase della catarsi – già presente nella Poetica di Aristotele – o abreazione, intesa come la verbalizzazione delle emozioni provate, il ricordo di memorie personali, la sperimentazione del transfert; ultima fase dell’insight o integrazione, intesa come la sensazione di appartenenza, di autocomprensione e integrazione di nuovi concetti e nuovi contenuti.

QUAL È L’ATTUALE DIFFUSIONE DELLA BIBLIOTERAPIA?
La Biblioterapia è ormai riconosciuta a livello internazionale e la sua applicazione non è rimasta limitata agli Stati Uniti – dove è ampiamente diffusa e utilizzata nelle sue diverse declinazioni, trovando spazi di accoglienza dalle scuole ai centri di aiuto medico e psicologico, fino ai contesti di aiuto spirituale – ma si è diffusa anche in Europa e in particolar modo nel Regno Unito grazie a una serie di progetti che ne hanno valorizzato l’applicazione. All’uso da parte di specialisti di orientamento cognitivo-comportamentale che prescrivono come homework ai loro pazienti un libro-farmaco, inteso come mezzo di esplorazione personale e veicolo di benessere, si aggiungono importanti progetti governativi quali “Book on prescription” che vede la biblioterapia inserita nello spazio fisico delle biblioteche diventando insieme attori del processo di cura.

E IN ITALIA?
Nonostante diversi studi accademici e pubblicazioni ne abbiamo dimostrato l’efficacia, purtroppo in Italia la Biblioterapia è ancora poco praticata e sviluppata, sia sul piano formativo che sul piano dell’applicazione. Molta formazione è lasciata alla buona volontà di coloro i quali desiderano avvicinarsi alla metodologia che prevede una stratificazione notevole di competenze. Dal punto di vista della formazione, oltre alla Gran Bretagna, il più completo percorso post-universitario biennale sulla biblioterapia è attualmente fornito dall’Università ungherese di Pècs.

COME È CAMBIATO IL SUO LAVORO CON LA PANDEMIA?
Durante l’emergenza Covid, ciò che ho potuto osservare nelle centinaia di ore trascorse on line nella gestione dei laboratori è stata una netta differenza tra il primo e il secondo lockdown. Inizialmente si è presentata una difficoltà pratica legata al bisogno di inventare nuove forme di coinvolgimento che potessero supplire alla mancanza di prossemica e di contatto visivo diretto così importanti per la relazione biblioterapica. I partecipanti, abituati alla presenza hanno accusato il disagio, ma presto la creatività ha supplito a queste mancanze; lavorando sulla voce e sull’empatia ho cercato di recuperare il gap tra le due modalità integrando con lo sguardo e il ritmo. Il vantaggio offerto dal digitale è riscontrato nella possibilità di contattare un numero di lettori interessati alla biblioterapia ben più vasto, provenienti da tutto il paese e a volte anche da altri paesi, esperienza non fattibile con la sola modalità in presenza.

Durante il secondo lockdown la percezione del calo di energia nei partecipanti è stata forte; ho potuto osservare nelle voci e nei volti una depressione strisciante data dalla protratta clausura e dall’assuefazione ai ritmi quotidiani comunicata sia con lo sguardo sia con la verbalizzazione. Il lavoro è allora cambiato: con l’uso della voce e la scelta dei testi orientati al rinforzo ho cercato di colmare il bisogno di rassicurazione e di contenimento così da stimolare resilienza ed empowering. È chiaro che le due modalità – in presenza e on line – non sono né comparabili né intercambiabili. L’una non sostituisce e non elimina l’altra. Immagino che si sia inaugurata una nuova era nella quale sarà necessario integrare queste nuove possibilità nella consapevolezza che per l’individuo la coesione e il senso di appartenenza siano vitali e non possano essere nutriti se non con il contatto diretto.

QUALI SONO GLI AMBITI DI SVILUPPO DELLA BIBLIOTERAPIA?
La Biblioterapia può essere utilizzata in modo trasversale in svariati contesti: studi privati, Librerie, Biblioteche, Case di riposo, Comunità riabilitative, Carceri, Scuole, Ospedali e Aziende. Si tratta di ambiti variegati all’interno dei quali l’accoglienza di pratiche culturali ‘diverse’ può rappresentare lo strumento necessario e utile a sostenere le difficoltà individuali, relazionali e sociali di cui ogni settore è portatore. Penso al valore della lettura come prezioso focus di ri-strutturazione e ri-progettazione, presso le Comunità di riabilitazione psichiatrica o le Carceri attraverso la costruzione e l’applicazione di progetti ad hoc.

Le Biblioteche, come le Librerie, per loro natura sono spazi ideali per lo svolgimento dei laboratori di Biblioterapia potendo accogliere progetti di ampio respiro miranti al sostegno di fasce deboli o alla prevenzione favorendo stili di vita sani e benessere interiore.

Il libro può diventare uno strumento prezioso di cura durante le diverse fasi evolutive sia nelle Scuole dell’infanzia, dove si gioca con le letture inventando e costruendo nuove storie e possibilità, sia nelle scuole delle altre fasce d’età come motore di identificazione, di costruzione d’identità e di relazioni sociali. Nelle Case di riposo la Biblioterapia può riempire gli spazi di solitudine e vuoto stimolando l’uso della memoria grazie alla lettura ad alta voce mirata ed efficace. Presso gli Ospedali la Biblioterapia può essere utilizzata, in accordo con la Medicina Narrativa e il lavoro dei tanti volontari della lettura, sia su pazienti adulti sia su bambini con ottimi risultati sul percorso di cura e di elaborazione della malattia.  Nelle Aziende può essere interessante l’applicazione ai gruppi di lavoro e al management, come supporto nel sapersi muovere nel contesto di un’organizzazione, governare un progetto, svolgere un compito.

Indubbiamente per attuare un progetto di Biblioterapia sono necessarie risorse: formare i facilitatori, acquisire libri, organizzare gli spazi implica sostenere spese che variano a seconda dei diversi progetti e della creatività dei promotori. Gli esempi mutuabili dalle esperienze degli altri paesi ci dicono che esistono ampi margini di realizzazione pur nella necessità di adattare i progetti alla realtà particolare del nostro paese.

 

 

© Photo: I libri di Alessandra Manzoni

BIBLIOGRAFIA
Bibliotherapy Sourcebook di Neal-Schuman

Bibliotherapy. The interactive process di Arleen Hynes

Vita Activa di Hannah Arendt, Bompiani Editore

Verso un sapere dell’anima di Maria Zambrano, Cortina Raffaello Editore

James Hillman. Il cammino del fare anima e dell’ecologia Profonda di James Hillman, Ed. Mediterranee

Logoterapia e analisi esistenziale di Viktor E. Frankl, Ed. Morcelliana

La consulenza educativa. Dimensione pedagogica della relazione d’aiuto di Domenico Simeone, Ed. Vita e pensiero

Iniziazione alla Libroterapia di Manuela Racci, Ed. Mediterranee

Trame archetipiche. Libroterapia e benessere di Rachele Bindi, Ed. Press & Archeos

Biblioterapia. La lettura come benessere di Barbara Rossi, Ed. La Meridiana

PreScrivimi un libro.  I benefici psicologici della biblioterapia di Angelo Urbano, Ed Stilo Editrice

Biblioterapia di Marco Dalla Valle, Ed. QuiEdit

I libri si prendono cura di noi di Régine Detambel, Ed. Ponte alle Grazie

Pedagogia della lettura: Esperienze con pazienti psichiatrici e disabili di Gabriella La Rovere, Ed Armando Editore

Scrivi la tua voce di Tina Venturi e Giovanna Senatore

Tu che mi guardi, tu che mi racconti. Filosofia della narrazione di Adriana Cavarero, Ed. Feltrinelli

Domare il Drago. Laboratorio di poesia per dare forma alle emozioni nascoste di Isabella Leardini, Mondadori Editore

Raccontarsi. L’autobiografia come cura di sè di Duccio Demetrio, Cortina Raffaello Editore

SITOGRAFIA
http://www.biblioterapia.it

http://www.ibsafoundation.org/it/blog/i-racconti-riducono-il-dolore-ora-ci-sono-le-prove

ABSTRACT
Reading remains a human practice that provides support in times of crisis, such as the pandemic, accessible to all and able to transfer positivity, stimulate imagination, activate energy to react. To corroborate this perspective, we spoke with Alessandra Manzoni, bibliotherapist and founder of Ideale, in Milan, who has made books a daily work tool, using them in the search for people’s well-being. Books and reading are effective tools for the treatment of people, through a multi-disciplinary methodology born in the field of clinical psychology in the United States, but which has shown a wide versatility of application.
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NEVE MAZZOLENI, Manager Comunication, filosofa, storica dell’arte

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Tags: book, cultural welfare, librichecurano, welfare, Welfare culturale

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