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Sii in continua evoluzione! di Lara Troncon

09/03/2022

Viviamo in un contesto storico nel quale i minori sono sempre più disorientati e privi di adulti significativi. In Italia si riscontra nei minori un alto tasso di povertà educativa; molti soggetti in età evolutiva sono privi di opportunità educative: limitati diritti all’apprendimento, alla formazione, allo sviluppo di capacità e di competenze, al coltivare proprie aspirazioni e talenti.

Nella nostra società a causa di dinamiche sociali croniche un alto numero di adolescenti e di adulti sono soli, privi di amicizie, apatici, annoiati, senza una rete sociale.

Si è passati da una comunità in cui luoghi e spazi erano ben definiti; in cui il corpo poteva allenarsi all’esercizio dell’intuito e dell’espressività; in cui si poteva sperimentare “cosa significa avere relazioni intime esclusive”, ad una comunità fortemente virtuale.

Nel cyberspazio il “luogo” non è delimitato; la possibilità di “incontrare” persone viene aumentata in modo esponenziale e la relazione assume una funzione di “confronto sociale” basato su prerequisiti imposti dai “identikit del confronto sociale”.

Per essere “legittimati a stare nel gruppo dei pari” è necessario aderire alle scelte dettate da personaggi simbolo che orientano le scale di appartenenza.  Gli “influencer” diventano punti di riferimento per comprendere rispetto a “chi” sono meglio o sono peggio.

L’assenza di un corpo fisico non allena a riconoscere le proprie emozioni e favorisce la strutturazione di identità funzionali ad apparire agli occhi degli altri con l’immagine che si vuole veicolare. Ciò non insegna a confrontarsi con i temi della bellezza, del dolore, o con le dinamiche che una relazione di contatto innesca.

La “relazione” nasce dalla condivisione di “un pezzo di vissuto in comune” e dalla consapevolezza rispetto alla nostra posizione all’interno dei gruppi. Se la relazione è ben calibrata consente di costruire una chiara identità rispetto alle proprie caratteristiche fisiche e alla propria personalità.

Le relazioni in live, a differenza di quelle nel meta reale, consentono di sperimentare la frustrazione generativa della crisi, la quale spinge a mettersi in discussione e a mostrarsi per chi realmente siamo.

L’obiettivo dell’educazione dovrebbe essere quello di prevenire il disagio creato da questi nuovi modi di vivere la relazione e comunicare nel suo interno; di vigilare sull’isolamento sociale che ne consegue vegliando sul valore dell’autenticità.

Assumersi la responsabilità di essere noi stessi al di là delle apparenze, delle aspettative e dei desideri degli altri, comporta – come dice l’influencer Mick Odelli – “essere gli eroi della nostra storia”. L’essere umano è dotato di neuro plasticità ed è programmato per creare connessioni con gli altri nel rispetto alle proprie percezioni, in quanto versioni soggettive della realtà.

La domanda da porsi è: “Come posso accogliere e affrontare queste nuove sfide?”. Probabilmente grazie a una comunità educante in grado di levare le “ragnatele culturali” pregresse, allenando l’individuo ad accettare le proprie imperfezioni, e accompagnandolo a riconoscere i propri talenti, la propria unicità, la propria ricchezza.

Perché una comunità educante possa emergere è necessario coinvolgere tutti i soggetti sul territorio, spingendoli a divenire responsabili della polis così da riportare i giovani e le loro famiglie al centro dell’interesse pubblico.

Condividendo strumenti, idee e buone prassi è possibile raggiungere l’obiettivo comune di migliorare le condizioni di vita di bambini e adolescenti, che non sono solo destinatari dei servizi ma, sono soprattutto protagonisti e soggetti attivi delle iniziative programmate e attivate.

La comunità tutta si deve attivare per crescere gli adulti “che realizzeranno il futuro del nostro domani”, impegnandosi per il bene comune. Chi decide di mettersi al servizio dell’altro deve innanzitutto attivare per sé una evoluzione continua; deve sapersi mettere in discussione volgendosi alla ricerca autentica di sé; deve attivare un processo di autoeducazione costante diventando testimonianza viva della parola “comunicata”.

 

Articolo a cura di Lara Troncon

 

LARA TRONCON, Laureata in Educatore professionale presso la facoltà di Scienze della Formazione e dell’Educazione dell’Università di Padova, Master triennale in Counseling dell’Educazione professionale. Si occupa da quindici anni di inclusione sociale di giovani e minori in contesti di marginalità e difficoltà sociale. Attua percorsi nel mondo della scuola attraverso progetti di sensibilizzazione in materia di bullismo e cyber-bullismo, violenza di genere, educazione all’affettività, disagio giovanile.  Cofondatrice del gruppo DOTTOR CLOWN di Padova, dove ha svolto servizio come volontaria presso la pediatria di Padova come clown dottore. Adora la musica e attualmente canta in un coro polifonico.

 

 

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