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METAMORFOSI

04/06/2022

Trasformazioni.

L’ho sognato spesso. Chiudermi in un bozzolo, uno qualsiasi: una stanza del mio appartamento, una casa di campagna in un paese lontano, un sottomarino in fondo al mare. Tagliarmi fuori dal mondo e abbandonarmi al lavoro della materia.

…L’ho sognato spesso. Avvolgermi nella seta e tagliarmi fuori dal mondo per giorni e giorni. Costruirmi un uovo tenero e candido, al cui interno lasciar lavorare il mio corpo. Attraversare un cambiamento così radicale che anche il mondo non sarà più il medesimo.

…L’ho sognato spesso. Avere la forza del bruco. Veder spuntare un paio di ali dal mio corpo di verme. Volare invece di strisciare. Posarmi sull’aria anziché sulla terra. Passare da un’esistenza all’altra senza dover morire e rinascere, e così facendo stravolgere il mondo senza toccarlo. La forma più pericolosa di magia. La vita più simile alla morte. La metamorfosi.

Mi sono chiesto a lungo il motivo per cui non era che un sogno, il motivo per cui non posso vivere questa esperienza allo stato di veglia. Il fatto è che il cambiamento mette a disagio.

Abbiamo innalzato a feticcio il movimento e la trasformazione. Eppure tutto contribuisce a rendere impossibili entrambi. Noi non aspiriamo ad altro che a muoverci, a cambiare posto nella società, a traslocare in un altro luogo di abitazione, a passare da uno stato all’altro. Ma tutti questi cambiamenti sono un’illusione: in realtà ci limitiamo a spostare la stessa vita in un nuovo ambiente.

…Professiamo un amore senza riserve per la trasformazione del mondo, per il suo progresso e il suo sviluppo, ma siamo terrorizzati da ogni reale cambiamento

Ogni volta la trasformazione è solo simulata. Ogni volta il movimento si inceppa. C’è qualcosa che ci tiene, qualcosa che ci allontana dalla metamorfosi…

In una metamorfosi, la forza che ci attraversa e ci trasforma non è affatto un atto di volontà cosciente e personale, ma viene da altrove, è una forza più antica del corpo che essa plasma.

 

 

da METAMORFOSI                                                                          

di Emanuele Coccia

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