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La voce delle parole

09/01/2022

Le parole nutrono e per questo vanno scelte bene” per dirla con Goliarda Sapienza che, nell“Arte della gioia”, sottolinea l’importanza dell’uso dei termini per vivere una vita che si avvicini il più possibile alla nostra vocazione.

 

Nutro un profondo rispetto per il valore del linguaggio e la sua capacità di farci muovere in un mondo più trasparente e per questo più comprensibile e ricco.

Lavoro con i libri e con le persone; utilizzo i testi per amplificare le loro riflessioni e la loro emotività con l’obiettivo di implementare la parte ‘capace’ che c’è in ognuno di loro/noi; mi misuro continuamente con l’interpretazione del linguaggio che può diventare una gabbia o rendere liberi.

 

Quando un ‘frase è ben formata’ non lascia dubbi interpretativi, consente di costruire ponti tra il mondo interiore e quello che ci circonda, tra noi e l’alterità; consente di comprenderci e comprendere il mondo circostante, dà senso alla nostra esperienza, ci dona gli strumenti per uscire dal caos e scegliere di modificare mappe obsolete e poco rispondenti alla nostra verità interiore, trasformandole in mappe più ricche e piene di luce.

 

La magia del linguaggio ci regala, in quanto individui, nuove possibilità realizzabili e dona a chi si occupa di cura alla persona uno strumento aggiuntivo capace di potenziare gli interventi, una bacchetta magica in grado di rinforzarne l’azione volta al benessere.

 

Interessanti a tal proposito sono gli studi di Grinder e Bandler, secondo i quali esistono intuizioni coerenti riguardo la percezione che le persone hanno rispetto al linguaggio da loro utilizzato: esse costituiscono il modello del mondo dentro al quale le stesse si muovono. Si tratta di un modello coerente, appunto, che dona all’individuo la possibilità di distinguere tra frasi ben formate e frasi che non lo sono.

 

Questo modello è costituito da una struttura di riferimento che rappresenta la mappa globale del mondo di una persona: una mappa profonda, che corrisponde alla struttura linguistica completa del soggetto; e una mappa superficiale che rappresenta lo strumento di comunicazione delle esperienze di tale mondo, ossia la frase che viene pronunciata per comunicarle.

 

L’ipotesi degli studiosi è che la possibilità di riconoscere e distinguere frasi ben formate da frasi che non lo sono consenta di agire sul linguaggio utilizzato inducendo al cambiamento e facilitando la trasformazione. La terapia della parola dunque consente di intervenire e correggere con efficacia orientando sé stessi e l’altro verso mappe più precise e ricche.

 

Articolo di Alessandra Manzoni (IdeAle)

 

 

 

 

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