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È biblioterapico perché…

18/05/2023

“Metodi per sopravvivere”

di Guðrún Eva Mínervudóttir

(ed. Iperborea)

 

“Sotto la superficie ferma prendeva forma la mia capacità di comprendere. Niente a che vedere col giudicare gli altri, secondo me. Era solo un metodo per sopravvivere”.

Un altro libro dalla biblioterapica potenza. Il protagonista, un ragazzino dai tratti quasi fiabeschi, con la sua vita svantaggiata segnata da un mondo di adulti fragili e abbandonici, diventa il collante delle vite degli altri personaggi colte nella loro solitudine lungo il viaggio all’inconsapevole scoperta di sé. Tutto sembra essere bloccato per queste figure che si alternano sul palcoscenico della vita come tra le pagine del libro: chi all’interno di un’adolescenza sofferente, chi nel trascorrere del tempo che tutto modifica rubando ruoli e fini, chi nel vuoto lasciato dal venire meno delle persone amate, ma ognuno alla ricerca amara del proprio ruolo nel mondo “in una vita che ti sbrana e intanto ti guarda negli occhi con compassione”.

Aron e io ci scambiammo un’occhiata e per un attimo non fummo quello che eravamo, ma immobili e infiniti come il fondo del mare, o una galassia”.

Questa giovane anima giunge a creare il legame di senso senza il quale tutti gli altri personaggi avrebbero vagato nella loro inerzia, svuotati dalla paura e dalla mancanza d’amore. Questo bambino affatto felice diventa il tramite con il quale tutti gli altri iniziando ad osservare la propria condizione cambiando sguardo ed entrando in connessione con l’altro.

Tutti siamo a un capello dalla morte” e” si sta in attesa seduti lì tra il mormorio del fiume e i canti degli uccelli, tra i ruvidi arbusti d’erica e i fiori che appassiscono”.

È BIBLIOTERAPICO PERCHÉ… in questo libro le parole hanno un ruolo davvero speciale: sono in grado di creare il nuovo portando al cambiamento profondo. La riflessione sul valore delle relazioni, sulla durezza dell’esistenza che trova un senso grazie alle interazioni autentiche, la vicinanza e lo stare accanto permettono a vite sul punto di rottura di trovare lo spunto per svoltare. Tutti noi siamo fragili, tutti attraversiamo i nostri inferni prima o poi e questo fa di noi condividui, fatti di relazioni e al contempo unici e irripetibili.

“… provavo tutta la tenerezza e la compassione di cui ero capace. Era come una barca in avaria in mare aperto. Piena di gente. Alcuni probabilmente erano terroristi. Che si fa con le persone che sono in pericolo? Si dà una mano, un aiuto. Qualsiasi altra cosa sarebbe grettezza morale, anche se tra tante pecore c’è sempre quella nera. È sempre così, comunque, e se questo dà scacco al senso di umanità, allora non mi importa più nulla. Temevo che avrebbero lasciato affogare Aron Snær ed ebbi un moto di ribellione al solo pensiero. Non finché ci sono io di guardia, pensai.”

 

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